“Non si può toccare l’alba se non si sono percorsi i sentieri della notte”

Khall Gibran

“I valori spirituali trascendono gli oggetti materiali che possiamo toccare e vedere. Essi ci portano nel regno della bellezza, dell’ispirazione e dell’amore.”

Nido Qubein

 

La deposizione delle tammorre alle 6 del mattino è l’ultimo avvenimento che rimane nel cuore dei paganesi, sia perché si vive all’alba e da tutti i toselli si forma una processione mattutina che sveglia pagani perché i tammorari cantando per le strade ricordano a tutti i Paganesi che la festa è finita. Coloro che avevano aperto il santuario tra canti e colombe che volavano, adesso nel silenzio dell’alba si raccolgono a depositare le tammorre con un atto mistico e spirituale che raccoglie tanto mistero e tanta preghiera.

Scrive Roberto De Simone che la Madonna delle Galline, tradizionale festa nella cittadina salernitana che si apre oggi, nel libro “Canti e tradizioni popolari in Campania” che la processione di Pagani con le sue peculiari manifestazioni rientra nel mito e nel culto delle “Sette Madonne-Sorelle” che si manifesta nell’arco annuale delle feste campane ed è caratterizzato dai temi della madre, del sesso e della morte. Come ogni festa popolare la sua origine invece attinge ad una leggenda: si racconta, infatti, che proprio alcune galline, mentre razzolavano libere in un cortile scoprirono con le loro zampette un’effige della Madonna del Carmine, dipinta su una tavola e, nascosta sotto terra, probabilmente per evitarle la razzia o la distruzione delle invasioni dei saraceni. L’immagine avrebbe compiuto ben otto miracoli. Tutto iniziò nel 1609, quando uno storpio, che si era addormentato davanti ad un locale di pertinenza dell’antica parrocchia di San Felice adibito a spogliatoio (o spogliaturo), lì dove si conservava la tavola trovata dalle galline, vide nel sonno la Madonna che lo invitò ad alzarsi e a buttare le stampelle perché era guarito. Il miracolo, evidentissimo, attirò sul piccolo oratorio l’attenzione generale e nel giro di pochissimo tempo si ebbero nuove guarigioni. Tra il 1609 e il 1610 si verificarono altri sette miracoli che confermarono nei fedeli, non solo dell’Agro nocerino-sarnese, la devozione alla Madonna del Carmine, ribattezzata Madonna delle Galline. Fu deciso, allora, di costruire una chiesa più degna per accogliere i fedeli e nel 1610 mons. Lunadoro, vescovo della diocesi di Nocera dei Pagani diocesi di Nocera, ci dice che «per il concorso del popolo devoto, ch’ivi lassa larghe elemosine, si dà cominciamento ad una chiesa molto più capace» da costruire nel luogo in cui le galline avevano trovato la tavola. I lavori dovettero procedere con molta speditezza se mons. Stefano Vicari, nella sua visita pastorale fatta nel 1615, parla di una «ecclesia noviter erecta». A causa del deperimento del quadro originario, l’immagine venne riprodotta su tela e collocata nella chiesa appositamente eretta nel luogo del ritrovamento. Nell’agosto del 1786 il vescovo diocesano, mons. Benedetto dei Monti Sanfelice, pubblicò un decreto con cui ilCapitolo cristianesimo Capitolo dei canonici di Basilica di San Pietro in Vaticano stabiliva di incoronare solennemente la Madonna delle Galline in riconoscenza della protezione di Maria alla popolazione. La cerimonia di incoronazione avvenne nel 1787. Da allora la Madonna del Carmine prese il nome di Madonna delle Galline e ogni anno la statua esce in processione su di un carro sul quale giacciono le galline – ma anche altri volatili – lasciate dai fedeli in segno di ringraziamento. Ai volatili si aggiungono anche dolci tipici locali, come tortani e taralli. Il 12 aprile è il giorno della processione, che si svolge lungo tutto il paese e arriva fino alle masserie fuori Pagani, seguita dai fedeli che ballano e cantano durante l’intera cerimonia e da pavoni, galline, tacchini, faraone che stanno beatamente appollaiati sulla statua. Lungo il percorso si possono vedere i toselli, angoli votivi impreziositi da coperte di raso e da merletti che incastonano stampe dell’immagine della Madonna delle galline.

Ma l’aspetto più caratteristico è propio la tammurriata che danzatori e suonatori di tammorra eseguno dal venerdì al lunedì, fino a quando il popolo dei danzatori va a deporre ai piedi della Madonna le tammorre impazzite durante la festa. La tammorra è uno strumento a percussione, più grande di un tamburello che viene suonato ad un ritmo specifico, quello della tammurriata, appunto, accompagnato dalle castagnette, le nacchere nostrane, e dal ballo. Passata la processione della Vergine delle galline, si creano i “cerchi” dove i “tammurriatori”, una o più coppie e la gente presente danno vita liberamente alla tammurriata liberatoria.

 

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