Chiesa e convento della Madonna del Carmine, già della SS.Annunziata di Elena Carrara, Pagani guida Turistica, Edizioni dell’Ippogrifo, Cava de Tirreni (SA), 2008, pag. 37.
I padri carmelitani s’insediarono a Pagani alla fine del xv secolo. Con istrumento del 1491, rogato in loco Paganorum da notar Stefano de Grimaldis, in presenza di Francesco ( II ) Zurlo, eccellentissimo signore di Nocera, i maestri della Confraternita dell’Annunziata…,attigua alla chiesa di San Felice in Plano cedettero, previo consenso del Vescovo Strambone, la chiesa con l’intero patrimonio al provinciale dei PP. Carmelitani, P.M. Giovanni de Aloysio, per potervi accanto edificare un convento.
Il convento fu eretto di lì a poco ma, per mancanza di spazio, in luogo diverso, cioè all’estremo orientale di Pagani, assieme ad una novella chiesa, contribuendovi pure il Conte Zurlo. Esiste, inoltre, un diploma del 1499 di Giovanna La Reina, col quale si consentì ai frati dell’Annunziata di Pagani di servirsi delle pietre della sua tofara seu monte dei tufi in Nocera, per poter fabbricare nella loro chiesa. Nel 1518, il re donò al monastero del Carmine una botte di vino e due ducati all’anno sulle entrate della città di Nocera. Il 29 novembre 1582, il maestro nell’arte del fabbricare, Sforzino Rea, si impegnò, col priore del convento dei carmelitani della SS. Annunziata di Pagani a costruire tutte le volte in fabbrica di quella chiesa.
Nel 1615, monsignor Stefano Vicari, durante la sua visita pastorale, visitando la chiesa del Carmine in Pagani, la trovò noviter erecta.
L’impianto architettonico, con coppie di paraste addossate ai pilastri della navata,
che inglobano nicchie, riprende lo schema compositivo di Giovan Giacomo di Conforto, usato nell’impianto di Santa Teresa degli studi e nella facciata della cappella del monte di pietà a Napoli.
La chiesa subì un ulteriore restauro agli inizi del 1700, quando la facciata fu rifatta in stile barocco.
Quanto al convento, esso fu soppresso con regio decreto del 7 agosto 1809, i suoi beni inventariati e le proprietà riunite al regio demanio.
La struttura fu, successivamente, adibita in parte a gendarmeria, in parte a prigione.
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