Ormai gran parte dei bambini, anche di pochi anni, riesce ad utilizzare con apparente disinvoltura il sistema touchscreen dello smartphone o del tablet, quasi si trattasse di un sesto senso innato: per poter usare queste tecnologie non c’è bisogno di saper parlare o saper leggere, basta saper controllare le proprie dita. In tante situazioni un genitore, quando prova a togliere questo strumento dalle mani dei bambini, fa scatenare una serie di pianti o discussioni che molto spesso provoca l’ottenimento dell’oggetto, solo per non sentire il bambino lamentarsi. Ma cosa sarebbe in grado di fare quello stesso bambino se gli si togliesse l’uso del cellulare? Come investirebbe lo spazio? In quale altro modo passerebbe il proprio tempo?
C’è da dire che l’infanzia non ha bisogno di videoschermi, non ha bisogno di una realtà virtuale. Si pensi ad esempio ad un bambino di pochi mesi che prova un profondo senso di piacere nel portarsi gli oggetti alla bocca, sbatterli, osservarli, lanciarli e riprenderli, per iniziare a comprendere le caratteristiche del mondo che lo circonda e padroneggiarlo. Prima dei 3 anni un bambino necessita di sviluppare delle competenze comunicative, cognitive e relazionali interagendo con l’ambiente, attraverso esperienze sensoriali che utilizzino tutti e cinque i sensi. Queste esperienze si traducono nel mezzo comunicativo più potente e magico e prezioso che un bambino possa utilizzare: il gioco. Il gioco è il punto centrale della vita di un bambino, è fondamentale per sviluppare creatività ma anche capacità intellettuali ed emotive. Tramite il gioco un bambino può comunicare. Il movimento nello spazio è conoscenza, è apprendimento!
L’utilizzo delle nuove tecnologie permette di utilizzare prevalentemente solo due sensi: la vista e l’udito. Troppe ore trascorse davanti ad uno schermo possono tradursi in danni alla vista e/o all’udito, comportamenti aggressivi e difficoltà relazionali. Sono in aumento le percentuali di bambini che necessitano di veri e propri percorsi terapeutici e riabilitativi per fronteggiare tali difficoltà, che mimano veri e propri disturbi del neurosviluppo. Figure sanitarie del campo della riabilitazione dell’età evolutiva quali Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva, Logopedisti, Psicologi hanno sempre più a che fare con bambini che, vivendo in ambienti poco stimolanti, presentano vere e proprie difficoltà nell’interazione con l’altro (adulto o coetaneo che sia), nella comunicazione, difficoltà di memoria, attenzione e concentrazione che si traducono in difficoltà di apprendimento scolastico.
Per un bambino, la scuola è il cuore sociale della propria vita: il non sentirsi compreso o accettato può trasformarsi in condotte di isolamento, spesso viste come una eccessiva timidezza o, al contrario, può esplodere in comportamenti eccessivamente caotici. La difficoltà percepita dal bambino nello stare in gruppo o nel seguire le regole si annulla completamente nel momento in cui prende in mano un cellulare. La visione passiva dello schermo impedisce di sperimentare il mondo in modo attivo, di vivere la sensazione concreta di poter agire su di esso. Lo schermo non dà e non riceve risposte, soprattutto emotive. La tecnologia non restituisce emozioni, positive o negative, e per questo in sostanza, viene preferita all’interazione reale. Eppure, le abilità linguistiche e sociali hanno un solo modo di essere apprese: tramite l’interazione umana.
Più che frenare, conviene indirizzare i genitori a ciò che può essere un uso più corretto delle tecnologie da parte dei bambini. Non conta tanto il tempo, quanto la qualità di quello che i bambini fanno davanti a uno schermo. Navigare in rete può essere un’esperienza entusiasmante, che permette ai bambini di ampliare le loro conoscenze. Lo smartphone può diventare uno strumento che favorisce l’interazione con gli amici o la famiglia: commentare in tempo reale un cartone, cantare insieme le canzoni ascoltate dal bambino. Cari genitori, non lasciate che i vostri bambini si anestetizzino davanti ai videoschermi, permettetegli di stare all’aria aperta, a contatto con la natura, di fare esperienze corporee e mentali nuove. Sta a voi aiutarli a scoprire il mondo.
Monica Pepe