Una “tammorra”gigante, sorretta da una mano, realizzata dall’artista Franco Baccaro, accoglie il turista all’ingresso della porta principale della città e lo catapulta nello spirito sincretico della cittadina, dove ancora oggi a distanza di secoli si mischiano, in occasione della festività della Madonna delle Galline, sacro e profano. E’ da questo punto che si dipana il cosiddetto “percorso delle sei chiese” una visita guidata attraverso gli edifici sacri che si estendono per circa un chilometro e mezzo linearmente. La prima sosta è presso la chiesa del Carmine, pregevole testimonianza dell’architettura barocca. Una scorsa veloce e poi di nuovo in cammino per proseguire il nostro viaggio.
Passeggiando per circa dieci minuti si giunge così in piazza Bernardo d’Arezzo. Qui c’è solo l’imbarazzo della scelta. Sulla destra sorge maestoso Palazzo San Carlo, l’ex convento e chiesa dei padri Scolopi, attuale sede della casa comunale che non può passare inosservato. Ma, in un lato della stessa struttura sorge anche la chiesa dell’Addolorata che è aperta al culto, officia quotidianamente, ma non è parrocchia. Di fronte, lì dove la piazza si incrocia con via Striano, già si nota il Santuario della Madonna delle Galline. Non si può esitare. Bisogna entrare immediatamente. Per lasciare la chiesa, è preferibile scegliere l’uscita che dà su piazza d’Arezzo. Sono sufficienti sì e no dieci passi ed ecco che ci si trova già alla quarta chiesa del percorso, quella del corpo di Cristo che sorge nell’omonoma piazza. Recentemente ristrutturata, è una delle parrocchie più amate dai paganesi, grazie anche all’impegno profuso, da più di dieci anni a questa parte, dal parroco don Flaviano Calenda.
I fedeli l’affollano soprattutto nei giorni della novena dell’ Immacolata. Da secoli, migliaia di paganesi della fine di novembre all’8 dicembre si levano all’alba, intorno alle 5, per recarsi ad ascoltare prima il rosario e poi la messa mattutina. E’ un vero e proprio rito a cui vale la pena di assistere, al di là della propria fede religiosa. Il nome della chiesa è, inoltre, legato insieme a quello della chiesa dell’Addolorata alla processione del venerdì santo.
Di fronte alla chiesa madre, si erge lo splendido palazzo Gatto, ex casa municipale della città. La facciata conserva ancora una lapide in latino. Il palazzo è stato acquistato da un privato. Attualmente, è in fase di ristrutturazione.
A questo punto, è già passata qualche ora, ci si può concedere una sosta, la prima di un percorso caratterizzato da una serie di locali storici che, in un certo senso, hanno accompagnato Pagani nella sua evoluzione da paese di campagna a cittadina. Se non è martedì, e magari non avete fatto ancora colazione, potete fermarvi alla Pasticceria don Prisco, scegliete di gustare il babà più buono e morbido della città tanto da poter sfidare addirittura quello napoletano, oppure l’altrettanto storico gelato artigianale, preparato ancora secondo la ricetta tradizionale con pochi ingredienti e gusti selezionati (Caffè, cassata, cioccolato, crema, fragola, limone, nocciola, stracciatella, zuppa inglese). E’ opportuno a questo punto, fare una digressione. Il negozio ha due entrate: quella per la pasticceria e quella per la gelateria. Quest’ultimo però non è aperta tutto l’anno. Essa è infatti legata a filo stretto con i tempi della festività della Madonna delle Galline.
La porta della gelateria che, negli anni, è rimasta invariata, si riapre solo il venerdì dell’apertura del santuario. E’ impressionante assistere al numero di paganesi che, dopo aver portato il saluto alla Vergine del Carmelo, si accalca nel piccolo corridoio della gelateria. La porta si richiuderà il 29 settembre, giorno di San Michele data simbolica della fine dell’estate. Una volta rinfrescati e ritemprati, il turista è pronto per continuare il suo giro. Siamo ormai al corso Ettore Padovano. Continuiamo a camminare e troviamo il primo dei palazzi Tortora al civico 30, ancora oggi abitato dai discendenti della famiglia.
Se avete la possibilità e, anche in questo caso, non è martedì, fermatevi alla Pasticceria Aida, sul lato opposto della strada. Lì, la signora Raffaellina vi servirà con gentilezza e competenza. Chiedete un profiterole al cioccolato, una torta charlotte, una ricotta e pera meno tradizionale, ma molto più buona e delicata o ancora assaggiate una sfogliata calda o degustate la pasta di mandorle e la pasticceria mignon. Diventerete clienti affezionati!
Camminando per ancora due minuti, sulla sinistra si può ammirare la villa comunale, polmone verde della città. Proseguendo e rimanendo sulla sinistra, s’incontra la quinta chiesa quella di Santa Maria della Purità, al cui interno si venera la statua di Gesù Bambino di Praga, un’altra devozione del popolo paganese, portata in processione, ogni anno, nel mese di settembre in occasione della festa della Vergine Maria.
Se finora, nonostante il vostro percorso sia stato costellato da tante “bontà” avete deciso di non cedere ai peccati della gola, ricordate che ognuno di noi è anche ciò che mangia. Entrate almeno alla Pasticceria Tortora, dove assaggerete un buon gelato e le gigantesche Santa Rosa, un misto di sfoglia panna e ciliegia amarena per decorazione. Siete quasi giunti alla fine del percorso, manca solo la sesta chiesa. Siamo arrivati in via Guglielmo Marconi e, all’uscita della pasticceria, non sapete più a cosa prestare attenzione. A fianco, potete ammirare il palazzo Criscuolo. Ancora a sinistra il palazzo Tortora. Infine, a destra il signorile palazzo Striano. Da qui già si intravede piazza S. Alfonso. Altri cinque minuti e si entra in Basilica. Dopo aver visitato la chiesa e se non sono ancora le 12:30, il turista si può recare in portineria, una porta d’ingresso successiva a quella per l’entrata in basilica e chiede di visitare il museo e la biblioteca alfonsiana, due tesori d’arte e di cultura. Giunti alla fine di questo giro, vale la pena di allungarsi su via San Domenico e di guardare, solo dall’esterno per ,una settima chiesa, quella intitolata appunto a San Domenico di Guzman. Dopo aver pranzato, può ricominciare il viaggio alla scoperta della città. Ci sono ancora molte ore di tempo. Rifate la strada a ritroso. Deviate un attimo per via Cesarano, subito, alla vostra destra troverete il bar San Michele, da tutti rinomato per l’ottimo gelato artigianale. Solo gusti tradizionali, preparati quotidianamente per servire un prodotto sempre fresco. Continuate il vostro percorso. Arrivati al quadrivio, dove si incrociano Corso Padovano con via Marconi, via Torre e via Astarita imbocchiamo quest’ultima strada e andiamo alla scoperta di uno dei primi nuclei abitativi della città. Al civico 57, si può ammirare di ciò che resta del palazzo Manganella.
Camminate finchè, alla fine della strada, sulla vostra destra, costeggerete le mura della chiesa della Madonna delle Grazie e finalmente entrate nell’ennesimo edificio religioso. All’uscita siete ormai in via Amendola, proseguite sulla destra e vi fermate al palazzo Smaldone-De Pascale, un tempo sede del pastificio.
Articolo di Nunzia Gargano
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